Tra il 2007 e il 2013 il valore aggiunto dell’industria meridionale si è ridotto di quasi 30 punti percentuali, circa il doppio di quanto avvenuto nel Nord Italia. Nello stesso periodo le agevolazioni alle imprese sono calate del 76%, a fronte di una diminuzione del 17% registrata nel Centro-Nord.
Il Sud ha pagato più di altre aree l’assenza di una politica industriale di lungo periodo, il frazionamento di competenze e interventi, favorito dalla scarsità di raccordo tra istituzioni centrali e territoriali.
Ma senza il Sud non c’è crescita del paese, come evidenzia lo studio “Per l’industrializzazione del Mezzogiorno”, curato per la Fondazione Mezzogiorno Tirrenico dal Cerpem di Bari con il coordinamento del professor Gianfranco Viesti. Come ha osservato il Professor Viesti, “il Sud continua a rappresentare un importante mercato di sbocco per la produzione nazionale, accogliendo il 26,5% della produzione del Centro Nord. Inoltre 100 euro di investimenti al Sud attivano produzione per 40 euro nel Centro-Nord”.
La ricerca compie un’ampia ricognizione delle politiche e degli specifici strumenti messi in campo in Italia e in Europa negli ultimi anni, allo scopo di fornire indicazioni concrete per una nuova politica di industrializzazione del Mezzogiorno, con particolare riferimento all’innovazione, alla crescita dimensionale, all’internazionalizzazione e allo sviluppo di cluster tecnologici.
Nelle esperienze europee analizzate – i Poles de Competitivité in Francia, i Catapult Centres nel Regno Unito, gli Istituti Fraunhofer tedeschi – l’obiettivo comune è di promuovere lo sviluppo in tutte le aree del territorio nazionale, puntando al rafforzamento del Sistema Paese e non solo di alcune sue componenti territoriali. Inoltre, le politiche industriali non si limitano all’emanazione di provvedimenti agevolativi ma sono caratterizzate da interventi integrati, attuati con una elevata capacità di accompagnamento, analisi, raccordo e valutazione.
Per puntare alla crescita industriale del Mezzogiorno bisogna agire su alcune leve fondamentali:
• attrazione di nuove attività industriali, selezionando imprese e investimenti più meritevoli tramite strumenti quali i contratti di sviluppo, che vedano la partecipazione, oltre che dei beneficiari, delle istituzioni regionali e locali;
• definizione di una specifica mission meridionale della Cassa Depositi e Prestiti (Banca per lo Sviluppo) con un ruolo centrale del Fondo Strategico, favorendo nuove iniziative “sistemiche”, ossia di scala, complessità e durata tali che le risorse private non sono in grado di assicurare;
• sostegno all’attività di ricerca e sviluppo, aumentando ad esempio e rendendo strutturale il bonus già previsto per il Sud, come sembra fare la misura allo studio in vista della prossima Legge di Stabilità.
Per ampliare, nell’immediato, la base produttiva, va inoltre stabilito un credito d’imposta automatico per nuovi investimenti nel Mezzogiorno, definendo anche strumenti che favoriscano specifici progetti di sviluppo industriale sul territorio.
Allo stesso modo, va incentivata la localizzazione di imprese legate alla cultura, alla creatività e alle tecnologie della comunicazione nelle grandi aree urbane del Mezzogiorno, che con tutte le loro difficoltà, esprimono un forte potenziale localizzativo anche in relazione a grandi progetti di rinnovamento urbano.
“Dobbiamo recuperare una visione prospettica di quello che è e dovrà essere il Mezzogiorno nei prossimi anni nel quadro di uno sviluppo complessivo del Paese”, dichiara il Presidente dell’Unione Industriali di Napoli, Ambrogio Prezioso. “La crescita non avviene meccanicamente, solo grazie a incentivi finanziari. Occorre un disegno unitario, ad esempio nei processi di rigenerazione urbana. Ascoltando il territorio, condividendo e cogenerando i contenuti progettuali, accomunati da un unico orizzonte strategico”.
“Per la nostra realtà regionale in particolare – dichiara il Presidente di Confindustria Campania, Costanzo Jannotti Pecci – sono determinanti e ineludibili alcune azioni strategiche per la competitività del sistema industriale come la riorganizzazione delle aree industriali e l’efficientamento della macchina amministrativa, con la riduzione dei tempi di valutazione dei progetti d’investimento di strumenti complessi, quali ad esempio i contratti di programma. E’ fondamentale, anche in vista di azioni di respiro infraregionale, un coordinamento tra le Regioni del Mezzogiorno, e fra queste e il Governo centrale. Vanno finalmente superate visioni miopi, localistiche, per sviluppare strategie ed interventi adeguati, anche per raggio d’azione, all’esigenza, in passato mai soddisfatta, di ridurre strutturalmente il divario con le altre aree nazionali ed europee”.
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