La zona occidentale di Napoli si estende su c.a. 7.000.000 di mq e comprende gli interi quartieri di Fuorigrotta e Bagnoli ed una piccola parte di quello di Posillipo.

Tale area è stata oggetto di una variante approvata nel 1998, per consentire di avviare più celermente diversi progetti di sviluppo nell’area, prima dell’approvazione del PRG della città, avvenuta ben 7 anni dopo (nel 2005).
Questo sviluppo caotico dell’area ne evidenzia la notevole complessità della situazione urbanistica attuale e al contempo le potenzialità offerte all’intera Regione, a condizione di una nuova organizzazione territoriale che riconduca a sistema i diversi “frammenti urbani” sparsi nella conca occidentale, partendo innanzitutto dalla definizione dell’identità dell’area.
Per risolvere i problemi dovuti allo sviluppo caotico del territorio e alle carenze di alcune funzioni-chiave, il programma di sviluppo urbano dell’area dovrà prevedere un approccio per processo e multidisciplinare (economico, sociale, urbanistico, strategico, normativo, ecc.).

La leva per lo sviluppo è rappresentata dalla visione d’area.
L’area si è sviluppata assecondando processi di offerta molto specializzati in profondità (sistemi chiusi), ma poco in ampiezza: manca il tessuto connettivo tipico dell’effetto città.
Occorre quindi passare da un insieme di sistemi di offerta chiusi ad un unico e ampio sistema aperto, basato sull’integrazione fra domanda e offerta, attuali e potenziali.
In tal modo si potrà garantire maggior valore agli stakeholder d’area e garantire ai “clienti d’area” maggior tempo da spendere in quantità e qualità.
Partendo da questa visione d’area e da un posizionamento di area “dinamica, innovativa, sempre in start up: perché si rinnova, perché comunica varietà, novità, dinamismo, opportunità”, si articola la proposta dell’Unione Industriali.
La proposta si basa sulla revisione della pianificazione strategica d’area, così come definita dalla cornice urbanistica vigente (variante ZO PRG del 1988, e i due piani urbanistici attuativi – PUA già approvati: Mostra d’Oltremare e Bagnoli Coroglio) e in quella da redigere: PUA dell’ambito NATO, ora in via di liberazione.
Una riflessione specifica va compiuta sulla vicenda della trasformazione urbana dell’area ex Ilva di Bagnoli, diventata paradigma del ritardo nella recente storia di Napoli.
Per il futuro occorre ripensare il Piano di Bagnoli soprattutto per quanto riguarda la “unicità” del grande parco urbano e la questione del ripristino della linea di costa, della rimozione della colmata e del ricupero di Nisida soprattutto alla luce della necessaria offerta di portualità diportistica.
Occorre anche procedere sulla via di un coinvolgimento dei privati nella residua fase di attuazione delle attività da sviluppare nell’area. Nonostante tutto Bagnoli resta ancora una grande occasione per la città; tra servizi, attività di ricerca , attività produttive, ospitalità siamo in presenza di potenzialità di circa tremila occasioni di nuovo lavoro “diretto” e stabile nei prossimi quattro anni.
Oltre a tale ridefinizione urbanistica, l’appartenenza di oltre 2/3 della superficie dell’area a soggetti pubblici, - caso rarissimo in Italia e in Europa - quali il Comune di Napoli (proprietario al 100% di Terme di Agnano, grandi impianti sportivi e azionista di maggioranza di Mostra d’Oltremare e Bagnoli Futura) ed altri Enti (l’Università Federico II, il CNR, il C.U.S, l’ASL Napoli 1) nonché la disponibilità di ingenti fondi pubblici già deliberati per infrastrutture (linea 6 della Metropolitana, completamento Bagnoli-Coroglio, ultimi interventi di restauro e valorizzazione patrimonio architettonico Mostra d’Oltremare) e per eventi (Forum delle Culture Unesco 2013, megaspettacoli all’arena flegrea e all’acciaieria sonora, manifestazioni sportive internazionali) attiveranno un processo di attrazione di investimenti privati che produrrà effetti sull’occupazione e sull’economia paragonabile solo ai risultati del boom economico degli anni Sessanta in Italia.

 

Area Stampa