Nel corso degli ultimi decenni le Pmi italiane hanno dato ripetutamente prova della loro straordinaria capacità di affrontare il cambiamento. L’impresa e l’industria sono oggi più che mai un fattore di sicurezza nazionale e non solo un mero operatore economico. Occorre porle con decisione al centro del dibattito. E’ proprio grazie alle imprese che si genera crescita, benessere e futuro. Le Pmi rappresentano l’ossatura del nostro sistema produttivo, un pilastro fondamentale per la tenuta economica e sociale del Paese, dobbiamo sostenerle e rafforzarle, anche perché sapranno restituire ai territori e alle comunità in cui operano molto di più di quanto ricevuto. Dagli ultimi dati Istat, infatti, le imprese con meno di 250 dipendenti rappresentano oltre il 90% delle aziende italiane, gli occupati nelle Pmi sono oltre il 76% del totale e assicurano quasi il 65% del valore aggiunto.
Proprio per questo la Piccola Industria di Confindustria ha ritenuto essenziale costruire un percorso di ascolto e condivisione della sua base che trovasse una sua sintesi nelle Assise delle Pmi “Ascolto. Coraggio. Impresa” che si sono svolte lo scorso 17 giugno a Bari. Qui è stato presentato un documento di proposte per il rafforzamento delle piccole e medie imprese con l’auspicio che diventi uno degli assi portanti dell’agenda di politica economica del Paese.
Si tratta di proposte emerse grazie all’ascolto dei territori attraverso una roadmap di avvicinamento che ha coinvolto attivamente oltre mille imprenditori e in cui sono stati approfonditi i quattro macro-temi prioritari sui cui si è scelto di porre l’attenzione: Competenze e capitale umano, Finanza e crescita, Nuova impresa tra digitale e fisico, Sostenibilità e transizione green.
Sulla base di quanto emerso da questo lungo percorso preparatorio sono state declinate le esigenze e le istanze delle Pmi da sottoporre agli stakeholder esterni a supporto della crescita delle imprese e del Paese.
La lunga crisi pandemica, seguita poi dall’emergenza legata al conflitto russo-ucraino e dallo shock energetico e i rincari delle materie prime hanno messo le Pmi di fronte a sfide fino a pochi anni fa impensabili. Vanno, quindi, sostenute affinché possano affrontare con successo la doppia transizione digitale e sostenibile e possano trasformare i cambiamenti in atto in opportunità di crescita. Il rafforzamento delle Pmi richiede, oggi, una grande capacità di innovazione tecnologica e organizzativa. Occorre fare di più. È necessario attuare riforme strutturali per farle crescere e servono investimenti. Bisogna puntare su investimenti intangibili e rafforzare la dotazione del capitale umano.
In allegato la versione integrale del Documento di Proposte.
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Le proposte in pillole
Competenze e capitale umano
- Intervenire per ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro che continua a rappresentare uno dei principali ostacoli alla crescita e persino alla sopravvivenza delle Pmi. Consolidare il collegamento tra aziende e mondo della formazione rendendo ITS e Università più inclusivi nei confronti delle Pmi. Fare in modo che le piccole e medie imprese siano maggiormente rappresentate nelle Fondazioni Istituti Tecnici Superiori e nelle Università attraverso programmi di ricerca e dottorato dedicati alle Pmi.
- Ridurre la componente contributiva del cuneo sul lavoro al fine di liberare risorse per i propri dipendenti, concentrando il taglio sui redditi da lavoro dipendente sotto i 35mila euro. Una misura tanto più necessaria in una fase che vede, da un lato, le marginalità delle imprese – soprattutto piccole e medie – drasticamente ridotte a causa dell’impennata dei costi energetici e delle materie prime e, dall’altro lato, l’erosione del potere d’acquisto a causa della crescita dell’inflazione.
- Valorizzare il welfare aziendale creando un sistema semplice e incentivato, rafforzando le attuali misure fiscali volte a premiare le Pmi che adottano piani di benefit per il personale. Le PMI hanno un legame estremamente stretto con il territorio e svolgono “naturalmente” un ruolo sociale con azioni tanto verso la propria comunità interna, quanto verso quella del contesto entro cui operano. Un supporto decisivo potrebbe derivare dalla stipula di accordi fra i Comuni e le reti territoriali di welfare tra le Pmi, prevedendo, ad esempio, riduzioni delle imposte locali per le imprese in rete che si impegnano a supportare i servizi comunali alla collettività.
Finanza e crescita
- Rafforzare le garanzie pubbliche e favorire l’allungamento della durata dei finanziamenti garantiti. Le garanzie pubbliche hanno funzionato durante l’emergenza Covid e ora è necessario rafforzarli e assicurare continuità al loro supporto. Tre le direttrici su cui muoversi: tempi lunghi, accesso più ampio al credito da parte delle Pmi e costi minori. Tali strumenti saranno, inoltre, determinanti per sostenere gli investimenti per la transizione green e digitale che le Pmi devono affrontare per rimanere competitive. Chiaramente i finanziamenti dovranno essere strettamente legati a progetti di transizione di impianti e di processi.
- Rafforzare la struttura finanziaria delle PMI e sostenerne la crescita dimensionale. Per consentire alle Pmi italiane di crescere attivando ingenti capitali serve lavorare allo sviluppo dei canali alternativi. A tal fine è necessario un set integrato di misure, in grado di raggiungere le diverse tipologie e classi dimensionali di imprese, rafforzando o correggendo le misure esistenti, aggiungendone di nuove con l’obiettivo di avvicinare le aziende più piccole ai canali alternativi e agli investitori di mercato e favorendo lo sviluppo di investitori specializzati in Pmi. Finora gli strumenti messi in campo sono arrivati con difficoltà alle imprese sotto i 10 milioni di fatturato. Bisogna favorire l’emissione di obbligazioni da parte delle Pmi e fare in modo che i fondi di investimento si aprano sempre più alle piccole e medie imprese.
- Consolidare il ruolo delle Pmi nelle filiere produttive per renderle partner dei capo-filiera. Per sostenere i piani di rilancio e crescita delle Pmi appartenenti a filiere produttive, sostenendone anche il passaggio da mere fornitrici a partner dei capo-filiera, serve favorire lo sviluppo di soluzioni di finanziamento che consentano di valorizzare l’appartenenza alla filiera stessa, prevedendo l’accesso a risorse finanziarie in tempi rapidi e con termini e condizioni più vantaggiosi solitamente rivolti alle imprese di grandi dimensioni, anche grazie al miglioramento del rating delle Pmi appartenenti alla filiera legato al valore del capo-filiera.
Nuova impresa tra digitale e fisico
- Sostenere la trasformazione digitale delle imprese con un sistema di incentivazione che abbia una durata di medio termine. Potenziare le competenze presenti in azienda rendendo il credito di imposta formazione 4.0 stabile nel tempo. In particolare, per il credito d’imposta per gli investimenti 4.0 si ritiene utile approfondire la possibilità di rivederne le aliquote e l’ambito temporale di applicazione, con particolare attenzione alle imprese di minori dimensioni; per quanto concerne invece il credito d’imposta R&S, potrebbe essere approfondita l’idea di equiparare le Pmi Innovative alle startup Innovative, consentendo quindi alle aziende beneficiarie di avere un’intensità di agevolazione maggiorata quando commissionano R&S a Pmi Innovative. Da valutare, inoltre, meccanismi per una fruizione dell’incentivo in tempi più rapidi per le PMI.
- Favorire il passaggio da aziende 4.0 ad aziende data driven prevedendo soluzioni rivolte a premiare il recupero di efficienza e la patrimonializzazione dei dati. Si potrebbero prevedere delle soluzioni premianti per la patrimonializzazione dei big data valorizzando, soprattutto nel rapporto banca-impresa, le Pmi che dimostrano di utilizzare i dati quale forza competitiva e di evoluzione del modello di business.
- Sostenere l’azione e il ruolo dei Digital Innovation Hub (DIH) di Confindustria quale progetto strategico. Attraverso i DIH è stato sviluppato un modo innovativo e concreto per supportare le aziende, soprattutto quelle di dimensioni più piccole, stimolando la loro domanda di innovazione e affiancandole nel percorso di trasformazione digitale. Per questo è necessario valorizzare a livello nazionale i DIH che dimostrano concretamente di essere in grado di essere “leva” per l’innovazione delle imprese. Vanno, inoltre promossi maggiormente i DIH sul territorio per avvicinare quante più piccole imprese, anche attraverso un maggiore coinvolgimento di Piccola Industria Confindustria.
Sostenibilità e transizione green
- Valorizzare le materie prime nazionali e le materie prime seconde semplificando e velocizzando gli iter autorizzativi. Semplificare norme e adempimenti, ridurre i costi di gestione generati da adempimenti e dai c.d. “micro-tributi”, con gettito trascurabile per l’Erario, che rischiano di frenare l’aspirazione delle imprese di rendersi indipendenti dal punto di vista energetico, ed evitare l’introduzione di adempimenti inutili o eccessivamente gravosi per le imprese.
- Promuovere e favorire il green public procurement, quale importante leva di sviluppo e trasformazione anche per la PA e per il patrimonio pubblico, con un approccio equilibrato e che consenta di valorizzare gli sforzi delle imprese nella direzione della sostenibilità.
- Promuovere la transizione green agevolando l’installazione di impianti di energia da fonti rinnovabili, prevedendo linee di credito agevolate e meccanismi per incentivare le comunità energetiche che coinvolgano le Pmi e facilitare il ricorso alle certificazioni di qualità, in particolare a quelle legate alla sostenibilità e alla transizione energetica prevedendo agevolazioni, se possibile automatiche, che ne riducano i costi.